Un settore in continua crescita. Sopratutto al Sud Italia. A rivelalo, uno studio Ambrosetti, presentato in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione delle aziende di Bpo. I numeri, in continua crescita, parlano chiaro: 185mila occupati, prevalentemente al Sud e a tempo indeterminato. Borgherese: “Pronti a dare il nostro contributo alla digitalizzazione”.
Un settore vivace e in movimento, con importanti prospettive di crescita, fortemente innovativo, impegnato nella regolamentazione per contrastare abusivismo e telemarketing selvaggio, capace di essere driver di cambiamento in termini di risorse, formazione del personale e strumenti a tutela dei cittadini. È la fotografia dei call e contact center in Italia scattata dallo Studio Ambrosetti per Assocontact e presentato oggi a Roma in occasione dell’assemblea annuale l’Associazione Nazionale dei Business Process Outsourcer.
Il settore vanta un fatturato complessivo che supera i 2.8 miliardi di euro – 6 se si considera anche quello indiretto – e fa registrare alti e costanti tassi di crescita con moltiplicatori importanti in tutta la filiera collegata. È stato resiliente alla crisi Covid, ha un’elevata occupazione giovanile (+17% rispetto alla media nazionale), femminile (+34% rispetto alla media nazionale) e a tempo indeterminato (+9% rispetto alla media nazionale), è presente in particolar modo al Sud dove genera ricchezza per i territori e per i dipendenti, sostenendo le competenze digitali e accompagnando la formazione professionale.
Lo studio nel dettaglioLo studio Ambrosetti individua un modello econometrico con cui valutare gli impatti diretti e indiretti dei Contact Center sulle dimensioni economiche, tecnologiche, occupazionali e socio-culturali del Paese e dei Territori. L’obiettivo è la valorizzazione di un settore in piena evoluzione che, nonostante i buoni indicatori, soffre a torto di una cattiva reputazione che ne limita il contributo alla crescita del Sistema Paese e alla sua inevitabile digitalizzazione. Processo in cui il Business Process Outsourcing potrebbe giocare un ruolo strategico e dirimente.
Il Bpo, in Italia genera un fatturato complessivo, diretto e indiretto, di circa 6 miliardi di euro e un valore aggiunto di 3.1 miliardi di euro.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, le aziende del settore sono prevalentemente allocate nel Sud: Campania (20%), Sicilia (8%) e Puglia (6%).
Il settore è in continua crescita dal 2014 e si è dimostrato estremamente resiliente: nel 2020, anno della pandemia, il fatturato è cresciuto del +7,7% (in controtendenza significativa rispetto al -7% del settore dei servizi e al -9,5% del fatturato di tutte le aziende italiane) e l’occupazione è calata del 2.7% contro l’11% della media nazionale e il 10% di quella dei servizi.
Inoltre è tra i comparti che ha investito di più in tecnologia e innovazione, facendo registrare dal 2002 la maggiore crescita degli investimenti (+8%) rispetto alla media italiana (+0,7%), per un totale cumulato di circa 1,2 miliardi di euro.
Da segnalare anche l’altissimo tasso di occupazione giovanile (56%) e femminile (69%), pari a +17 punti e +34 punti rispetto alle medie nazionali; con programmi di formazione continua consistenti. Sempre sl fronte occupazione, è capace di garantire e incrementare posti di lavoro in modo stabile, con un +1.4% nell’ultimo anno e un’incidenza dei contratti a tempo indeterminato del 94% contro l’85% della media nazionale.
fonte: corrierecomunicazioni.it
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